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Книги издательства «Sodip»
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Margherita ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l'inizio del liceo. Un mondo nuovo da esplorare e conquistare, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica: è di suo padre, che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell'ostrica per l'attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino vivace e sensibile e l'irriverente nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più cupo e affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell' Odissea: così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino. |
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«Mosè, primo alpinista, è in cima al Sinai. Inizia così il suo corpo a corpo con la più potente manifestazione della divinità.» Erri De Luca racconta l'eroe Mosè con la grazia del grande scrittore che reimmagina, attraverso la Scrittura, la grandezza sofferente dell'uomo alla guida di un popolo in fuga. «E disse»: con questo verbo la divinità crea e disfa, benedice e annulla. Dal Sinai che scatarra esplosioni e fiamme, vengono scandite le sillabe su pietra di alleanza. Nell'impeto di un'ora di entusiasmo un popolo di servi appena liberati si sobbarca di loro: «Faremo e ascolteremo». Luogo di appuntamento è il largo di un deserto, dove la libertà è sbaraglio quotidiano. Notizia strepitosa: nell'antico ebraico, madrelingua, le parole della nuova legge sono rivolte a un tu maschile. Le donne guardano con tenerezza gli uomini commossi e agitati. Il dito scalpellino che scrive in alto a destra: «Anokhi», Io, è il più travolgente pronome personale delle storie sacre.» |
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«Cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare fuori dal mondo? Pochi forse hanno sentito nominare la Transnistria, regione dell'ex Urss autoproclamatasi indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato. In Transnistria, ai tempi di questa storia, la criminalità era talmente diffusa che un anno di servizio in polizia ne valeva cinque, proprio come in guerra. Nel quartiere Fiume Basso si viveva seguendo la tradizione siberiana e i ragazzi si facevano le ossa scontrandosi con gli «sbirri» o i minorenni delle altre bande. Lanciando molotov contro il distretto di polizia, magari: «Quando le vedevo attraversare il muro e sentivo le piccole esplosioni seguite dalle grida degli sbirri e dai primi segni di fumo nero che come fantastici draghi si alzavano in aria, mi veniva da piangere tanto ero felice». La scuola della strada voleva che presto dal coltello si passasse alla pistola. «Eravamo abituati a parlare di galera come altri ragazzini parlano del servizio militare o di cosa faranno da grandi». Ma l'apprendistato del male e del bene, per la comunità siberiana, è complesso, perché si tratta d'imparare a essere un ossimoro, cioè un «criminale onesto». Con uno stile intenso ed espressivo, anche in virtù di una buona ma non perfetta padronanza dell'italiano, a tratti spiazzante, con una sua dimensione etica, oppure decisamente comico, Nicolai Lilin racconta un mondo incredibile, tragico, dove la ferocia e l'altruismo convivono con naturalezza.» |
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Se si fugge di notte da Villa Bacilla sulle ali di una diavolessa sexy, sorvolando Tristala assieme a tre equipaggi che si spostano contemporaneamente, può accadere di visitare gli otto mondi alterei della mappa nootica. Capita così di conoscere la terra primordiale di Ermete Trismegisto, Protoplas; i mari incantati di Capitan Guepière a Posidon; i cinquanta casinò e i locali notturni di Bludus; Mnemonia con i suoi fuochi fatui e l'insidia dell'embambolia; Medium con le sue giornate di Beneficenza Ben-evidente... C'è speranza di riuscire, assieme ai protagonisti, a districarsi tra le mille prove e di attraversare gli infiniti mondi creati dalla fantasia di Stefano Benni? |
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«Evandra vive in un piccolo paese del Centro Italia dove fa la casalinga. Rimane vedova all'improvviso, e la sua vita si svuota. Ha una figlia lontana, amiche indaffarate. L'unica salvezza è andare al cimitero, trovarsi con le altre vedove a disporre i fiori per i propri cari. Ma la pioggia... La pioggia ha un ruolo determinante in questa storia. Di colpo Evandra scopre un mondo meraviglioso che fino ad allora le era del tutto ignoto: prende lezioni di Facebook e la sua vita cambia, si popola di personaggi un po 'veri e un po' finti, buoni, cattivi, enigmatici, timidi. E tra questi, persino un innamorato... Una moderna favola d'amore, ambientata in un'epoca, la nostra, dove il virtuale si confonde con il reale, ma dove anche s'incontrano quelle anime semplici, appartate e solitarie, che Paola Mastrocola sa far vivere con felice ironia. Seguito da «La narice del coniglio».» |
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Il vecchio pazzo vive su un angolo di marciapiede. Forse è stato un uomo importante, con molti mezzi, un tempo, ma nessuno lo sa per certo. La ragazza bellissima lo prende, lo lava, se lo porta in casa, lo ama. Dura, la nuova vita felice del vecchio pazzo, un tempo limitato, come nelle favole. Come fu graziato, così un giorno viene abbandonato di nuovo, finché la ragazza bellissima non si pente del suo gesto... |
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Erto. Un paese abbandonato, silenzioso, fermato in un'istantanea il 9 ottobre 1963, quando il fianco del monte Toc precipitò nell'invaso del Vajont. Eppure quelle case, quelle cucine, quelle stalle, di cui restano solo i muri insidiati dall'abbraccio delle edere e delle ortiche, sono ancora abitate. E una popolazione di fantasmi che Mauro Corona suscita ripercorrendo porta a porta, casa per casa, le quattro strade deserte che un tempo risuonavano di voci, del rumore degli strumenti di lavoro, della vita di ogni giorno. Una tazza, una falce, una gerla, un secchio da mungitura, una bottiglia lasciata a metà di quel vino che dava forza e smemoratezza, ogni oggetto richiama in vita, nella memoria dell'autore, un personaggio, un fatto buffo o tragico, una leggenda, una storia d'amore o di terrore. Ne nasce un racconto commovente ed esaltante che si snoda lungo l'arco delle quattro stagioni mentre uomini, animali, piante e cose, ognuno riaccende la propria scintilla di vita. |
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L’esistenza difficile e drammatica di una donna forte e volitiva, che riesce sempre a conservare con coraggio e tenacia la sua indipendenza interiore. Un superbo ed evocativo ritratto a opera della nipote-narratrice. |
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Saverio è figlio di un fornaio anarchico di Alessandria d'Egitto, cresciuto con la passione della libertà e con la nostalgia per il paese degli antenati. La morte del padre lo costringe ad affrontare la sua confusa identità, le sue radici. Parte per un suo viaggio di iniziazione, dal deserto, alla città, dal presente a un oscuro e misterioso passato. Da questo racconto fatto di dolci asprezze liguri-toscane, emerge l'unico vero paese dell'anima: quel desiderio di libertà che è come il tenace volo del pettirosso. |
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«1943, Milano è sotto le bombe degli Alleati. Una famiglia è sfollata in una cascina fuori città. Una bambina affidata alle cure dei nonni cresce immersa in un universo rurale, dove ha inizio il suo apprendistato alla vita. La bambina protagonista di questo libro è Sveva Casati Modignani, la quale affida per la prima volta a un racconto autobiografico i ricordi della sua infanzia, che si intrecciano con la memoria di cibi e sapori. Sono anni di fame, di mercato nero e di succedanei. Le donne si ingegnano a cucinare con fantasia i pochi ingredienti di cui dispongono. Nel racconto i ricordi dell'infanzia spaziano tra ricette golose e le attività solitarie della bambina che osserva silenziosa il mondo degli adulti sempre indaffarati: tra questi una nonna amorevole e un po' ruvida, che la crede posseduta dal Diavolo, e una mamma che, incapace di esprimere altrimenti il suo amore, cuce per lei abitini raffinati e cucina cibi gustosi. Il libro include un ricettario, con i piatti della cucina lombarda rivisitati dalle consuetudini di famiglia, tutti singolarmente commentati dall'autrice che rievoca con rara autenticità una cultura gastronomica radicata nel territorio, in un mondo di tradizioni e sapori dimenticati. «Il Diavolo e la rossumata» è un racconto personale, intenso, ironico, al quale non mancano tuttavia momenti intimi e a tratti drammatici, in cui Sveva Casati Modignani svela ai suoi lettori qualcosa di sé.» |
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«Ricordi biblici e letterari si intrecciano con immagini della storia e della cronaca nell'avventura di Sindbad, reincarnazione mediterranea del personaggio delle «Mille e una notte». Sindbad conosce ogni tempesta e ogni bellezza, ha visto uomini e donne lasciare l'Europa per raggiungere l'America, oggi è lui a portare i nuovi migranti verso il loro sogno italiano ed europeo. E loro, questi nuovi migranti, riempiono la sua storia di nuove storie, di sogni, di leggende, di incoscienti atti di coraggio. Poi ci sono Giona, Kohèlet, San Paolo, Sheherazade e altre voci ancora, ad allacciare gli uomini alle parole. E poi, soprattutto, c'è il mare, con la sua forza terribile, i riti propiziatori, la sua generosità inattesa. Un libro di appuntamenti, questo di Erri De Luca: appuntamenti cercati, mancati e trovati. Scritto in una prosa scarna ed evocativa, che fa di una pièce teatrale qualcosa di molto simile a un racconto, ma anche a un libro di poesia.» |
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Nula, vispa Jack Russell Terrier dal prestigioso pedigree, è reduce da un incontro con un cane altrettanto blasonato. L'appuntamento amoroso è stato organizzato dai suoi padroni, i benestanti coniugi Ghedini, i quali non vedono l'ora che nascano i preziosi cuccioli. Sennonché, al momento buono vengono alla luce tre cagnolini belli e sani, sì... ma non di razza. E, poco dopo, i tre piccoli scompaiono. Nula e Lula, la bella figlia sedicenne dei Ghedini, non si rassegnano: partiranno alla loro ricerca, in un'avventura che le porterà a scontrarsi con l'indifferenza di molti e la malvagità di alcuni, in una Milano raccontata, per una volta, dal punto di vista degli animali. L'amore secondo Nula narra con gli occhi di un'adorabile quattrozampe le molte facce dell'amore umano — i primi approcci fra adolescenti, l'amore coniugale, il tradimento, l'amore mercenario... e persino la fecondazione assistita aiutandoci a capire i nostri difetti e le nostre virtù, con l'indispensabile filtro della filosofia canina, che forse insegnerà alla padroncina Lula il vero significato della parola amore. |
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«Maurizio ha dieci anni e non vede l'ora che comincino le vacanze. Per lui l'estate significa stare dai nonni a Crabas: lì ogni anno ritrova Franco e Giulio, fratelli di biglie, di ginocchia sbucciate e caccia alle libellule, e domina con loro un piccolo universo retto da legami che sembrano destinati a durare per sempre. Ma nell'estate del 1986 qualcosa di imprevedibile incrinerà la loro infanzia e mostrerà a tutti, adulti e ragazzi, quanto possa essere fragile il granito delle identità collettive. Basta un prete venuto da fuori a fondare una nuova parrocchia per portare una scintilla di fanatico antagonismo dove prima c'erano solo fratellanze. In quella crepa della comunità l'estraneo può assumere qualunque volto, persino i capelli rossi di un inseparabile compagno di giochi. In questo racconto insieme comico e profondo, la penna inconfondibile di Michela Murgia ci regala una storia di formazione in cui il protagonista scopre — insieme al lettore — cosa significa dire «oi». «Non era un pronome come negli altri posti, ma la cittadinanza di una patria tacita dove tutto il tempo si declinava così, al presente plurale».» |
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«Un grosso quaderno nero, di quelli usati per tenere i conti del latte da cagliare, giunge tra le mani di Mauro Corona. Porta in calce la data 1920 ed è consunto, le pagine appiccicate l'una all'altra. Quando con la punta del temperino infilata tra foglio e foglio Corona riesce ad aprirlo, si trova davanti un romanzo inatteso: la storia di Raggio e di Zino, di Maddalena Mora e di Neve, la bambina di ghiaccio, di tutti coloro che lassù, sui monti di Erto, lo hanno preceduto. Nel quaderno nero ci sono i «Malavoglia del Friuli» e la figura indimenticabile della strega Melissa che tra i branchi di capre e i campi di fieno che sovrastano il Vajont, porta a termine una lotta perduta contro il destino, folle di sesso e di dolore.» |
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«Un racconto che si muove a spirale intorno alla figura di Maria Rosalia Inzerillo, conosciuta come «la Mennulara». Ora è morta e tutto il paese di Roccacolomba si chiede chi è stata davvero. Tutti ne parlano, tutti hanno in qualche modo avuto a che fare con lei, tutti sanno e non sanno, c'è chi la odia e la maledice e chi la ricorda con gratitudine se non con venerazione. Ne parlano soprattutto gli Alfallipe, del cui patrimonio la Mennulara è stata sempre oculata amministratrice. Le voci che rimbalzano dal passìo serale alle portinerie ingigantiscono e intorbidano le trame di quella donna che rabbia, passione, intelligenza hanno portato così in alto da tenere in pugno una famiglia di proprietari terrieri, un boss mafioso, un intero paese.» |
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«La fine dell'Ilva di Bagnoli e della Napoli operaia sono i veri protagonisti di questo romanzo di Ermanno Rea. Per una serie di ragioni industriali e di inefficienze manageriali e statali, nel 1997 viene dichiarato il fallimento della storica acciaieria di Napoli. A Vincenzo Buonocore, un ex operaio poi diventato tecnico specializzato, viene affidato l'incarico di smontare la fabbrica. È il racconto in prima persona della sua esperienza di fabbrica a fare da filo rosso della vicenda e a permettere di ricostruirne i passaggi industriali e sociali. Nel suo atto estremo, nel suo smontare la fabbrica «bullone per bullone», Buonocore mette tutta la sua dignità e il suo orgoglio di classe. Lo sfondo è illuminato dai flash delle antiche lotte contro un ridimensionamento che già preannunciava la fine. La dismissione della fabbrica racconta una sconfitta storica, quella della cultura operaia fatta di etica del lavoro, presidio di legalità in una città come Napoli da sempre terra di conquista di una camorra estremamente pervasiva. «Perché una volta che si è permesso di chiudere la fabbrica con la sua cultura del lavoro legale, la camorra si sostituisce e crea lavoro illegale e alti guadagni, inquinando tutto il territorio.» |
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Il monte Fumo è una cattedrale di ghiaccio, teatro di una battaglia decisiva. Ma l'eco dei combattimenti non varca l'entrata della caverna in cui avviene un confronto fra due uomini. Uno è un prigioniero che all'alba sarà fucilato, a meno che non riveli nome e grado. L'altro è un medico che ha solo una notte per convincerlo a parlare, ma che ancora non sa che ciò che sta per sentire è molto più di quanto ha chiesto e cambierà per sempre anche la sua esistenza. Perché le vite di questi due uomini che dovrebbero essere nemici, in realtà, sono legate. Sono appese a un filo sottile come il fumo che si leva dalle loro sigarette e dipendono dalle risposte a tre domande. Chi è il prigioniero? Chi è Guzman? Chi era l'uomo che fumava sul Titanic? Questa è la storia della verità nascosta nell'abisso di una leggenda. Questa è la storia di un eroe insolito e della sua ossessione. Questa storia ha attraversato il tempo e ingannato la morte, perché è destinata al cuore di una donna misteriosa. |
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«Capolavoro assoluto del teatro rinascimentale italiano, la «Mandragola» è anche un amaro e disilluso ritratto di Firenze e dell'Italia del primo Cinquecento, abitata da uomini mossi dagli istinti più primordiali e privi di ogni determinazione morale o ideale. Ossessionato dal desiderio di paternità, lo sciocco messer Nicia si affida al sedicente medico Callimaco che, innamorato della bella moglie di Nicia, gli promette di guarirne la sterilità con una pozione di mandragola dalla letale (quanto falsa) controindicazione: il primo che farà l'amore con Lucrezia morirà entro otto giorni. E il primo sarà naturalmente Callimaco travestito, che Nicia stesso, gongolante, condurrà al letto della moglie. Una commedia insieme vitalistica e pessimistica, che il commento di Rinaldo Rinaldi illustra in tutta la sua poliedrica complessità.» |
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Appare in sogno al narratore, la solitaria signorina Gentilin, qualche tempo dopo essere morta. La sua è una figura dimessa e silenziosa, timida e riservata, a cui il narratore si sente affine, nella cui solitudine si riconosce. È questo che lo spinge a ripercorrerne la storia, parallela alla propria, ricostruendo attorno a lei un mondo di provincia apparentemente anonimo ma in realtà popolato da personaggi degni della più alta letteratura, fra passioni negate, amori repressi o mascherati, aspirazioni mancate e solitudini impossìbili da colmare. |
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Rocco trascina la sua misera esistenza sotto i ponti lungo l'Arno. Un'esistenza fatta di vino a poco prezzo, miseria e cartoni nei quali avvolgersi quando scende la sera, per difendersi da un freddo che è prima di tutto dentro di lui. C'è stato un tempo, prima della seconda guerra mondiale, in cui Rocco è stato un ragazzo felice, con un lavoro, un amico fidato, Rodolfo, e una donna amatissima, Anita. Ma poi tutto è crollato: Rodolfo con l'inganno gli ha portato via Anita, che è finita a fare la prostituta a Torino, dove ha trovato una morte orribile. E la guerra ha spazzato via tutto. Ma adesso Rodolfo è tornato, e per Rocco è il momento di ottenere vendetta. |
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