|
|
Книги Corona Mauro
|
«Aspro e dolce» racconta l'epopea di Erto e dei suoi abitanti narrata in prima persona da Mauro Corona, protagonista e sciamano. Con lui una folla di uomini di foreste e bevute, donne di coraggio e fatica, femmine sciccose per rompere la solitudine di una sera, tra una sbronza e una rissa. La fantasia e la rabbia, la gioia di vivere, la festa e la morte sono riportate alla memoria in un'ennesima levata di bicchieri, brindisi alla vita, il duro e il dolce assaporati insieme. Autobiografia di un uomo, romanzo fatto di avventure, di beffe e di omeriche bevute, questo libro è anche la storia di un intero paese distrutto e rinato, a suo modo, dalla catastrofe. Immancabile sfondo è la natura, madre e matrigna di uomini, animali, piante e rocce. Padre benigno e traditore quel vino amato e odiato, fiume viola che inganna la paura, riversato in bicchieri sempre colmi e sempre vuoti come sono i giorni della vita.» |
|
In una stanza immersa nella penombra un donna, giunta all'autunno della vita, si muove lentamente appoggiandosi a un bastone. Intorno a lei sculture di ogni tipo. La donna le sfiora e insegue il ricordo di un uomo. Un uomo schivo, selvatico, che però ha saputo rendere eterno nel legno il sentimento che li ha uniti. Ogni statua evoca un episodio della vita avventurosa che quell'uomo ha vissuto e amava condividere con lei, le difficoltà di un'infanzia di povertà e abbandoni, in cui la più grande gioia era stare con i fratelli e i nonni attorno al fuoco, la sera, imparando a intagliare legno, o sentire la vibrante intensità della natura durante una battuta di caccia. Ogni angolo arrotondato delle sculture fa affiorare in maniera dirompente l'orgoglio e la rabbia di quel giovane che, crescendo, aveva voglia di farcela da solo, cancellando le ombre del passato che lo tormentavano. Ma quei profili, quelle figure che ancora profumano di bosco, raccontano anche che l'amore può trovare pieno compimento solamente nella trasfigurazione, nel sogno, perché l'unica via per non rovinare quel sentimento vero e cristallino è allontanarlo dalle mani dell'uomo che, nella sua intrinseca incapacità di essere felice, finirebbe inevitabilmente per sprecarlo. Dai boschi che Mauro Corona ci ha insegnato ad ascoltare e ad amare si leva in questo romanzo una voce nuova, per molti versi inaspettata, a tratti dolente ma non perciò men energica. |
|
«Un grosso quaderno nero, di quelli usati per tenere i conti del latte da cagliare, giunge tra le mani di Mauro Corona. Porta in calce la data 1920 ed è consunto, le pagine appiccicate l'una all'altra. Quando con la punta del temperino infilata tra foglio e foglio Corona riesce ad aprirlo, si trova davanti un romanzo inatteso: la storia di Raggio e di Zino, di Maddalena Mora e di Neve, la bambina di ghiaccio, di tutti coloro che lassù, sui monti di Erto, lo hanno preceduto. Nel quaderno nero ci sono i «Malavoglia del Friuli» e la figura indimenticabile della strega Melissa che tra i branchi di capre e i campi di fieno che sovrastano il Vajont, porta a termine una lotta perduta contro il destino, folle di sesso e di dolore.» |
|